Mentre il 2013 ha visto il settore in Italia registrare il segno meno per il quinto anno consecutivo.
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Nel 2013 l'Italia si è piazzata al sesto posto tra i top ten mondiali nella destinazione dei 90 milioni di turisti cinesi.
Nel 2012 era fuori classifica (fatto importante perché la Cina si e' collocata nel 2012 alla testa del mercato turistico, con 102 miliardi di dollari, ed un aumento quest'anno del 23%).
Le mete sono quelle tradizionali: città d'arte e dello shopping in testa, ma anche località turistiche meno scontate (come Napoli, Lago di Como, le Cinque Terre e Capri).
E' preferita dalla classe medio-alta (e quindi con buone possibilità economiche) che abbina voglia di lusso, di benessere, di cultura, di enogastronomia.
"Un buon segnale – afferma Achille Colombo Clerici, Presidente dell'Istituto Europa Asia – in previsione di Expo 2015, anno che vedrà 100 milioni di cinesi in giro per il mondo.
E' dovere e necessità del nostro Paese assicurarsene una buona parte: oggi sbarcano in Italia di rimbalzo, all'interno di viaggi organizzati che cominciano centinaia di chilometri più a nord, da Francoforte o Parigi.
Il turismo cinese in Italia, in altre parole, e' secondario: viene in Italia e di sfuggita, perche' arriva principalmente in altri Paesi europei.
Occorre invertire questa impostazione.
Dipenderà dagli operatori turistici, in particolare dagli albergatori che devono predisporre ambienti "amichevoli" (ad esempio, piatti cinesi, bollitore per il tè nelle stanze, collegamenti tv via satellite con emittenti cinesi, organizzazione di shopping tour, di visite ai monumenti cittadini e alle località enogastronomiche dei dintorni ecc.).
Ma molto dipendera' anche dal sistema-Italia in campo turistico. ".
La strada sembra ben tracciata: secondo l'Istituto Europa Asia, che elabora dati propri e dei maggiori organismi internazionali del settore, le presenze turistiche in Italia sono destinate ad aumentare almeno fino al 2016 in misura superiore agli altri Paesi europei (compresa la Francia, oggi meta preferita) eccezion fatta per la Spagna (che batteremmo comunque abbinando le presenze russe).
Nel 2011 i turisti cinesi in Europa hanno superato i 4 milioni.
A differenza del turista europeo, e in particolare italiano, che all'estero dedica poco tempo e spesa allo shopping, il turista asiatico acquista parecchio.
Logiche le spiegazioni: in Europa, in primis in Italia, si producono le cose più belle del mondo, difficile trovarle in altri Paesi; in Asia i prodotti italiani rappresentano uno status symbol e sono molto più costosi che da noi.
Si calcola che la spesa dei turisti cinesi all'estero sia in media di 5.400 euro, il 47% di questo budget è speso direttamente in shopping.
E secondo la ricerca FT China Confidential, aumenterà del 34%.
I marchi preferiti sono quelli di alta gamma – borse, scarpe, vestiti, gioielli - che in Italia si trovano autentici e non contraffatti.
A Milano comprano come i giapponesi 10 anni fa, escono con le borse piene. In particolare, i cinesi che passano per Milano consumano in città il 41% del loro budget italiano, il 24% solo nei negozi di via Montenapoleone, a ruota seguono gli store in Galleria e in Via Spiga.
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I turisti cinesi assieme a quelli russi e arabi, si sono aggiunti ai nostri tradizionali ospiti europei e americani per contenere le perdite di un anno, il 2013, che a Natale e a Capodanno ha registrato l'ennesimo segno meno: 12 milioni gli italiani in viaggio, meno 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – già in profondo rosso - con una diminuzione del fatturato per le imprese del comparto ancora maggiore.
Un po' meglio è andata per gli albergatori che hanno denunciato un calo del 3% sempre rispetto al 2012; ma si registra pure un incremento di italiani che sono andati all'estero spinti probabilmente da tariffe più vantaggiose.
Anche se il bilancio 2013 non è ancora definitivo, le anticipazioni del Cescat-Centro Studi Casa Ambiente Territorio di Assoedilizia Property Owners Association Italy, che elabora dati propri e dati dei principali operatori del settore e Istituto Europa Asia, confermano le anticipazioni dello scorso agosto: quinto anno consecutivo di recessione del settore che si trova a patire la grave situazione economica nella quale si dibattono ancora le famiglie italiane ed ormai sempre più le imprese ricettive.
Solo il 32% degli italiani (19 milioni di cittadini) è partito per le vacanze di almeno una settimana, circa uno su tre.
Quella del 2013 è stata ancora un'estate all'insegna del risparmio e delle vacanze "mordi e fuggi.
A fronte di questa crisi italiana, si registra un progresso complessivo nel resto del mondo: 5% di crescita del turismo ( che complessivamente, a livello mondiale supera gli 850 milioni di unità ) più 6% in Europa centrale e meridionale.
Questo flusso in crescita ha lambito anche il Belpaese: a non andare in vacanza qui da noi son stati e sono ancora gli italiani.
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