Non appena Francesco Bevilacqua, manager aziendale al quale mi lega una profonda amicizia, mi ha raccontato la storia del Lacor Hospital che aveva radicalmente cambiato la sua vita, ho sentito che dovevamo far conoscere questa straordinaria vicenda insieme al destino di milioni di persone di cui pochi sanno. Alla fine ci siamo accorti che avevamo scritto una storia di ieri che è una storia di oggi più che mai attuale ". I "bambini della notte", che danno titolo al libro, rappresentano una delle tante toccanti vicende narrate. "Il nord Uganda – prosegue l'autrice – ha vissuto per decenni una guerra spaventosa.
Villaggi saccheggiati e incendiati, donne e bambini trucidati e rapiti, campi profughi. Il St. Mary's di Gulu ha rappresentato per la gente del Nord Uganda, travolta da questo spaventoso conflitto, la salvezza. In particolare per i bambini, per la maggior parte orfani, che ogni giorno percorrevano chilometri a piedi, molti con i fratellini sulle spalle per raggiungere al tramonto il Lacor Hospital e trascorrervi la notte nei cortili. Il mattino seguente, all'alba, si rimettevano in marcia per tornare ai propri villaggi.
A volte erano in seimila, altre in ottomila, anche in dodicimila. Scappavano dai loro villaggi per scampare agli assalti notturni e alle stragi dei ribelli di Kony per non essere rapiti e destinati a diventare bambini soldati o baby prostitute ". Il volume, che copre un periodo che va dal 1960 ai giorni nostri, ha come protagonisti principali due medici, Piero Corti e Lucille Teasdale, lei chirurgo canadese e lui pediatra brianzolo, ai quali i missionari comboniani affidarono nel 1959 un ospedaletto nella savana, poco più che un ambulatorio. Dopo essersi sposati, decisero di rimanervi per sempre. E così fecero. L'ospedale venne depredato più volte, rischiarono di essere uccisi, dovettero affrontare l'Aids (Lucille morì proprio di questa malattia per averla contratta in sala operatoria) ed Ebola nel 2000.
"L'eccezionalità di questa vicenda - spiega ancora Mariapia Bonanate - è nella coraggiosa ed eroica continuità dell'opera di questi due medici che avevano capito come, per poter cambiare realmente le cose, dovessero stracciare il biglietto di ritorno. Ma anche offrire le migliori cure, al maggior numero delle persone, con i minori costi possibili. Questo era il sogno della loro vita e ed è stato il segreto vincente di un progetto che tuttora continua. Un progetto di sanità privata, rivolto a tutti e in particolare a chi non ha nulla di nulla, che è diventato un modello anche per la sanità pubblica. E può esserlo per la nostra stessa sanità in questo momento di crisi".
L'impegno eccezionale di Piero e Lucille Corti e dei loro collaboratori provenienti da tutto il mondo, (tra cui molti medici italiani volontari) ha dato origine a una struttura capace sempre di stare al passo con i tempi e spesso di anticiparli.
Nello stesso tempo è stata formata una generazione di medici africani altamente qualificati (oggi il Lacor è anche polo universitario in una "città della salute" di cinquemila persone) che portano avanti l'opera dei due fondatori. E così è stato. Oggi l'ospedale è gestito totalmente da operatori sanitari africani, garanzia di un futuro e di un qualità sempre eccellente di cure. Il St.Mary Hospital continua ad essere nella zona subshariana, una delle più povere del mondo, un punto di riferimento sanitario per centinaia di migliaia di persone.
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