ORCHESTRE. MUSICA E GIOVENTÚ
01.08.- 22.09.2012
Domenica, 19.08.2012, ore 20.30
Teatro Comunale di Bolzano
GUSTAV MAHLER JUGENDORCHESTER
DANIELE GATTI Direttore
FRANK-PETER ZIMMERMANN Violino
Introduzione con Fabio Neri ore 19.00
Richard Wagner (1813-1883)
Parsifal (1877-82)
Preludio, atto III
L'incantesimo del Venerdì santo
Alban Berg (1885-1935)
Concerto per violino „Alla memoria di un angelo"
Andante - allegretto
Allegro, ma sempre rubato
frei wie eine Kadenz – Adagio
- Pausa -
Richard Strauss (1864-1949)
Il cavaliere della rosa (1909-10)
Suite per orchestra op. 59
Maurice Ravel (1875-1937)
La Valse (1919-20)
Un poème choréographique pour orchestre
I primi decenni del Novecento sono stati profondamente segnati da grandi sconvolgimenti. Difficile trovare interpreti più autorevoli di Frank Peter Zimmermann, Daniele Gatti e la Gustav Mahler Jugendorchester per dare nuova vita alla musica di quel periodo, espressione di cambiamenti radicali che si ripercuotono sul nostro presente.
Gli albori della modernità si intravedono luminosi nell'ultimo Wagner di cui GMJO eseguirà L'incantesimo del Venerdì santo tratto dal Parsifal, un'ideale introduzione all'emozionante Concerto per violino „Alla memoria di un angelo" del compositore austriaco Alban Berg, vero e proprio protagonista della vita musicale del primo Novecento. Vienna fu un formidabile laboratorio di avanguardie filosofiche, musicali e artistiche della fine Ottocento e degli inizi del Novecento e Berg l'ultimo grande rappresentante dei musicisti viennesi che, a partire da Arnold Schönberg, rivoluzionarono la musica colta del secolo scorso. A fianco all'opera Wozzeck, il Concerto per violino è senza alcun dubbio la sua composizione più conosciuta. Nel 1935 il violinista americano Louis Krasner commissionò a Berg la composizione del concerto. La scrittura durò solo pochi mesi e fu fortemente ispirata dalla scomparsa prematura di Manon Gropius, figlia diciottenne di Alma Mahler e Walter Gropius. "Prima della fine di quest'anno terribile esprimerò in musica per te, in una partitura che sarà dedicata alla memoria di un angelo, ciò che sento e non posso esprimere oggi a parole" scriveva Berg alla sua carissima amica Alma Mahler. Berg, all'epoca molto malato, morì prima di assistere all'esecuzione dell'opera che avvenne il 19 aprile 1936.
In questo suo ultimo lavoro le asprezze e le dissonanze del linguaggio musicale dodecafonico si piegano a intonare accenti di lirismo struggente e intenso, di infinita tenerezza per ciò che è perduto. Nella prima parte, il compositore spiegava di aver voluto "tradurre in caratteri musicali i tratti peculiari della fanciulla" attraverso la voce del violino. Successivamente, un terribile "grido" dell'orchestra evoca l'immagine sonora della morte; il riferimento al tema del congedo dalla vita diventa ancora più esplicito quando nel tessuto musicale affiora la ripetuta citazione di un corale di Bach, il cui testo (riportato in partitura) suona: "È abbastanza. Signore, se lo vuoi, liberami dal giogo; addio, mondo. Vado nella casa celeste, sicuro ed in pace. Il mio dolore resta qui. È abbastanza, è abbastanza!".
Con un salto all'indietro di 25 anni, la GMJO ci porterà dal lirismo di Berg alla leggiadria della Suite del Cavaliere della Rosa di Richard Strauss, commedia musicale tra le più celebri. Salutata da un incredibile successo di pubblico e critica, il Cavaliere delle Rosa si distacca da opere rivoluzionarie come Elektra e Salomè, pur riconfermando la collaborazione tra il compositore e il poeta Hugo von Hoffmanstahl. In quest'opera Strauss evoca lo spirito del Settecento per celebrarlo, nella consapevolezza che il tempo dell'amore ha le sue stagioni e anche il tramonto merita un sorriso. Felicità e levità inventiva di temi e motivi, l'insistita vocazione melodica dell'opera, la caratterizzazione tipicamente viennese che l'autore volle conferire alla partitura inserendovi l'insistito e orecchiabile leitmotiv dei valzer, sono allora come oggi gli ingredienti della sua popolarità.
La danza permea l'opera di molti musicisti dei primi del Novecento: inebriarsi dei ritmi e dello spirito della danza era un modo per reagire alla pesantezza ritmica della tradizione sinfonica classico-romantica. Ma c'è anche un'altra spiegazione, più contingente, per quell'ondata di musica di danza di inizio secolo: Sergej Diaghilev, il geniale impresario dei Ballets russes, fu una fonte vulcanica di proposte, di suggerimenti e di stimoli per i compositori dei primi trent'anni del ventesimo secolo. Anche la nascita de La Valse - Un poème choréographique pour orchestre di Ravel, che concluderà il concerto, è merito di Diaghilev. L'impresario russo però, rifiutò la partitura. Solo 8 anni dopo Ida Rubinstein riuscì a metterla in scena in forma completa all'Opera di Parigi, con un'accoglienza entusiastica e surriscaldata. In forma di concerto la composizione era stata eseguita già il 12 dicembre 1920, con l'Orchestra Lamoureux di Parigi diretta da Camille Chevillard: da allora La Valse ha la funzione di tonico infallibile nelle sale da concerto per il felice connubio tra elementi del valzer viennese, ritmica incalzante e le infinite e preziose meraviglie timbriche e armoniche della raffinata tavolozza di Ravel.
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