Dal 1994 Castellarte ha scelto, primo in Italia, di diventare un festival tematico, scegliendo ogni anno uno spunto legato al sociale. Il Festival infatti è nato per valorizzare il borgo di Capocastello con spettacoli di artisti di fama internazionale, per creare un'occasione di vicinanza e scambio tra le persone e gli artisti e per promuovere il comprensorio del Partenio grazie alla cultura.
Quest'anno il nume tutelare della XXIII edizione di Castellarte sarà l'antropologo Paolo Apolito, docente presso l'Università Roma Tre, saggista ed esperto di tradizioni popolari. E' stato in particolare il suo libro "Ritmi di festa. Corpo, danza, socialità" (2014, ed. Il Mulino) ad affascinare l'Associazione Castellarte, che ha deciso di invitare il docente che ha trasformato questo suo lavoro di ricerca in un recital dal titolo "L'antropologo a domicilio".
Entusiastica la risposta del prof. Apolito che ha già fatto diversi incontri e un sopralluogo a Mercogliano e Capocastello, aderendo con passione allo spirito di Castellarte e pregustando con gioia la possibilità di abbandonare la cattedra per diventare egli stesso artista di strada, usando la vicinanza con le persone e l'atmosfera del Festival per spiegare al pubblico i passi salienti del suo libro, coadiuvato da un clown con il compito di stemperare i momenti più duri del racconto.
Il testo di Apolito, infatti, parte da episodi storici di feste scaturite spontaneamente in situazioni drammatiche – la Prima Guerra Mondiale o i lager nazisti – come momento di riavvicinamento tra le persone e condivisione di valori positivi di umanità.
Il ritmo è parte di ogni azione umana, spiega Apolito che ricorre ad una interessante metafora: la festa è come una matrioska che, via via che si apre, mostra le differenti emozioni delle persone che la vivono, dalla gioia fino a quelle più profonde e ancestrali.
Proprio a partire da questa metafora, la storica agenzia di comunicazione di Castellarte, Grafistudio Associati - Mario Marciano, Gerardo Aramino e Luca Daniele, è partita per omaggiare il prof. Apolito realizzando a mano delle matrioske decorate con le immagini dell'arte circense, della musica e del teatro che anno dopo anno si susseguono sui palchi di Capocastello. Le tre matrioske sono quindi diventate il manifesto di Castellarte e la loro genesi è stata narrata in un videoclip.
"Il ritmo a Castellarte è un tema classico – commenta Mario Marciano - la connotazione antropologica di quest'anno è uno stimolo ulteriore per chi come noi si occupa da anni di rappresentarne i temi attraverso la sintesi di testo e immagini. Il saltimbanco, la giocoliera ed il musico di strada sono stati creati e progettati ad arte per poter essere trasferiti a mano su sagome di matrioske, partendo da una felice metafora di Paolo Apolito, l'antropologo protagonista della ventitreesima edizione".
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