
Una usanza particolare contraddistingue ovunque i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio: la benedizione del pane, una consuetudine che nasce, come molte tradizioni “religiose” da un evento miracoloso.
La vicenda in questione è il Miracolo del piccolo Tommasino, contenuta nel Libro dei miracoli di Sant’Antonio di Padova, narrato da P. Vergilio Gamboso.
Tommasino è un bimbo di venti mesi, che abitava con i genitori nei pressi della chiesa del beato Antonio, a Padova. Un giorno la madre lo lasciò incautamente da solo accanto a un recipiente d’acqua. Quando la donna fece ritorno a casa, trovò il figlio annegato nella tinozza; le sue urla richiamarono tutto il vicinato, accorsero anche alcuni frati intenti nel lavoro di riparazione della chiesa. Tutti assistettero impotenti allo strazio della povera madre a alle sue continue richieste di intercessione del beato Antonio che, in cambio del miracolo (riportare in vita il figlio), prometteva un voto: distribuire ai poveri la quantità di grano corrispondente al peso del bimbo.
Fu così che Il bambino risorse e ritornò dalla madre.
Da allora nacque la tradizione «pondus pueri» (il peso del bambino) con la quale, i genitori in cambio di protezione per i propri figli promettevano al Santo tanto pane quanto era il loro peso.
Questa antica tradizione si è tramandata nei secoli, si è poi istituzionalizzata, consolidata e in parte modificata: tutte le donne del Salento si recano in chiesa il 13 giugno a “prendere” il pane benedetto, lo suddividono con meticolosa attenzione tra i membri della famiglia affinché tutti ne assaggino un pezzettino e quello che avanza lo conservano (come faceva mia nonna) nella credenza e lo gettano fuori dalla porta, i giorni in cui si scatenano i temporali più cruenti a protezione della casa.
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