L'unica cifra con un vistoso segno più viene dai consumi legati al turismo che sono, per loro natura, ampiamente dilatabili.
E' ancora presto per i bilanci – ci sono molte prenotazioni fino a metà settembre nelle località turistiche - ma questo sembra l'unico settore in grado di dare un po' di ossigeno all'asfittica economia del Bel Paese.
Secondo Federturismo-Confindustria le presenze, italiane e straniere, segnano più 10% rispetto al 2015, che è stato l'anno di Expo, grazie anche all'instabilità di molti Paesi mediterranei che hanno fatto preferire le nostre spiagge.
Siamo sempre sotto le percentuali di crescita di Spagna e Grecia, ma accontentiamoci.
E godiamoci una consolazione in più: la riscossa del Sud, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna.
Si stimano in circa 37 miliardi di euro le risorse apportate dagli stranieri, confermando una tendenza che dura dal 2011 (più 20% in sei anni); un apporto di tedeschi in primo luogo e, a distanza, di americani, francesi, inglesi, svizzeri, che ha mantenuto a galla il turismo italiano anche negli anni di crisi.
Anche se Lazio, Lombardia, Veneto, Toscana restano le prime 4 regioni quanto a destinazione della spesa degli stranieri ( oltre il 60% delle entrate) per la prima volta una regione del sud come la Campania si posiziona al quinto posto per le entrate da turismo internazionale: 2 miliardi di euro, un settimo circa di quanto destinato dal Cipe (Governo) agli interventi previsti nei patti per il Sud.
Il contributo che il turismo può dare alla crescita del Paese e alla creazione di posti di lavoro trova l'ennesima conferma.
Però, perché il Paese possa, non solo mantenere, ma conquistare posizioni, nella classifica dell' "industria invisibile" occorre che si realizzino alcune condizioni:
grandi tour operators italiani operanti nei mercati emergenti;
investimenti cospicui per una adeguata rete/attrezzature di trasporto ed una rete di strutture ricettive di medio livello a prezzi contenuti;
una cultura dell'accoglienza;
stretta sorveglianza e severità nel colpire gli avvoltoi dei prezzi.
La promozione del turismo è dispersiva e frammentata perché affidata alle singole Regioni: occorre, lo diciamo da tempo, una vera politica turistica gestita da un ente centrale.
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